La triste storie della famiglia di orche che alla fine del 2019 è entrata in Mediterraneo, stazionando nel porto commerciale di Genova Prà, ha tenuto banco su giornali e social. Al momento di andare in stampa con “Balene salvateci!” il cucciolo era morto, una delle femmine era scomparsa, il resto era stato avvistato nello Stretto di Messina. Ecco qui il seguito, aggiornato al marzo 2020.
Questo il seguito della vicenda: un mese dopo il maschio compare al largo del Libano; è solo, ma è sicuramente lo stesso, come confermano le foto delle sue chiazze bianche che permettono di identificarlo. Si tratta di Riptide, come lo avevano chiamato i ricercatori che per primi lo avevano “catalogato” nella lontana Islanda.
Pochi giorni dopo, una brutta sorpresa: un individuo si spiaggia morto nelle vicinanze; il corpo è troppo decomposto per averne la certezza, e manca la pinna dorsale, ma è più che probabile che si tratti di una delle femmine.
Riptide è rimasto solo: ha visto probabilmente tutta la sua famiglia morire, uno ad uno. Si trova in un mare che non conosce, solo e sta male. Dalle foto si vede chiaramente che è molto dimagrito, con un avvallamento dietro alla testa, simile a quello che avevamo notato in una delle femmine quando gli animali si trovavano ancora nelle nostre acque.
Mi ero confrontata con i colleghi islandesi e ci eravamo trovati d’accordo: le orche stavano morendo di fame, e una conferma era che il cadavere esaminato dai biologi libanesi aveva lo stomaco vuoto.
Riptide si rifarà vivo ancora una volta al largo di Haifa, in Israele, sempre vicino a costa, sempre emaciato…