Le mie balene e altri libri di mare di Maddalena Jahoda

Come mai, avviata alla carriera di giornalista, ho deciso a un certo punto di dedicarmi anche alla ricerca sui cetacei del Mediterraneo? ”Le mie balene” racconta la straordinaria avventura di incontrare balene e delfini. E spiega perché ancora oggi credo che tutto quello che nel frattempo abbiamo scoperto serva non solo ai cetacei, ma per il futuro di noi tutti.

Le mie balene in sintesi

All’inizio c’è la signora che confonde cetologa con “acetologa” e immagina una studiosa di aceti, poi la sospettosa guardia costiera jugoslava che, alla metà degli anni Ottanta, scambia i cetologi per agenti nemici; quindi le prime spedizioni in mare con barche poco attrezzate alla ricerca di cetacei; infine le battaglie per l’istituzione delle aree marine protette e tanti altri episodi – alcuni curiosi, altri emozionanti – che messi tutti in fila ricostruiscono l’avventura della ricerca cetologica, cioè lo studio dei cetacei, nel nostro Paese.

A raccontarli nel libro “Le mie balene. I cetacei del Mediterraneo visti da vicino” (Mursia) è Maddalena Jahoda, biologa, giornalista scientifica, per anni impegnata nelle fila dell’Istituto Tethys per la tutela dei mammiferi marini del Mediterraneo.

Il racconto della Jahoda prende le mosse proprio alla metà degli anni Ottanta quando dei cetacei si parlava solo in ristretti ambienti scientifici e il desiderio di studiare e tutelare questi mammiferi era diffuso solo tra pochi appassionati.

L’inizio della cetologia italiana è stato tutt’altro che facile: pochi mezzi e tanta passione. Maddalena Jahoda era nella pattuglia dei pionieri che nel 1988 partì alla ricerca dei cetacei in Adriatico. Dopo quella prima spedizione ce ne sono state molte altre tutte raccontate in queste pagine con un tono lieve, a volte spassoso, ma soprattutto mescolando sapientemente avventura, dati scientifici e immagini che consentono anche al lettore meno esperto di orientarsi tra balenottere, stenelle, delfini comuni, grampi e tursiopi.

In due decenni la ricerca cetologica in Italia ha fatto passi enormi e ha contribuito a modificare la coscienza del pubblico in materia di salvaguardia dell’ambiente marino.

“Ci sono motivi reali per cui si può dire che “salvati” i cetacei avremo salvato anche tutto il resto dell’ambiente marino: essendo alla fine della lunga catena di interrelazioni tra organismi, i cetacei possono sopravvivere solo se tutto il resto è un buona salute. Del resto anche la nostra specie è “un ultimo anello”, per certi aspetti siamo utenti del mare come i cetacei”, scrive la Jahoda.

Un libro scientifico che ha il ritmo di un grande resoconto di viaggio nel grande mondo marino e della ricerca, un libro animato da un profonda coscienza civile e ambientale. Come scrive Giuseppe Notarbartolo di Sciara nella prefazione: “Balene e delfini sono una ricchezza di tutti alla quale non vogliamo rinunziare. Le storie di Maddalena Jahoda ci fanno sperare che non si tratti di un’impresa impossibile.”