“… un video, come quello girato nel golfo di Corinto, dove una femmina di stenella striata gira attorno a un piccolo morto, nella calma irreale di un mare piattissimo e sotto gli occhi umidi di un piccolo gruppo di volontari della ricerca di Dolphin Biology and Conservation.”
Nel capitolo “cetacei e figli” del libro “Balene salvateci!” si parla di come a volte le mamme di delfino (e di orca, vedi sopra) sembrano non riuscire a farsene una ragione della morte del loro piccolo e continuano a portarselo appresso, spingendolo in superficie come per farlo respirare. Qui il video citato, nel golfo di Corinto
Qui l’episodio nella Grecia ionica, documentato da Joan Gonzalvo, dell’Ionian Dolphin Project di Tethys:
“Non è semplicemente circolare ma forma spirali in movimento, create soffio dopo soffio, che compaiono dalle profondità, si avvicinano e si espandono, in perenne trasformazione, come corolle bianche di grandi fiori sull’oceano (cap. satelliti e videogames)…”
Nel capitolo di “Balene salvateci!” sulle nuove tecnologie ho fatto un accenno ai droni, che catturano immagini che un tempo non avremmo nemmeno immaginato. Uno degli spettacoli, tra i tanti, è quando le megattere fanno la loro rete di bolle per intrappolarvi dentro i pesci e poi mangiarseli in un boccone. Viste dall’alto sono ancora più belle…
La triste storie della famiglia di orche che alla fine del 2019 è entrata in Mediterraneo, stazionando nel porto commerciale di Genova Prà, ha tenuto banco su giornali e social. Al momento di andare in stampa con “Balene salvateci!” il cucciolo era morto, una delle femmine era scomparsa, il resto era stato avvistato nello Stretto di Messina. Ecco qui il seguito, aggiornato al marzo 2020.
Questo il
seguito della vicenda: un mese dopo il maschio compare al largo del Libano; è
solo, ma è sicuramente lo stesso, come confermano le foto delle sue chiazze
bianche che permettono di identificarlo. Si tratta di Riptide, come lo avevano
chiamato i ricercatori che per primi lo avevano “catalogato” nella lontana
Islanda.
Pochi
giorni dopo, una brutta sorpresa: un individuo si spiaggia morto nelle
vicinanze; il corpo è troppo decomposto per averne la certezza, e manca la
pinna dorsale, ma è più che probabile che si tratti di una delle femmine.
Riptide è
rimasto solo: ha visto probabilmente tutta la sua famiglia morire, uno ad uno.
Si trova in un mare che non conosce, solo e sta male. Dalle foto si vede
chiaramente che è molto dimagrito, con un avvallamento dietro alla testa,
simile a quello che avevamo notato in una delle femmine quando gli animali si
trovavano ancora nelle nostre acque.
Mi ero
confrontata con i colleghi islandesi e ci eravamo trovati d’accordo: le orche
stavano morendo di fame, e una conferma era che il cadavere esaminato dai
biologi libanesi aveva lo stomaco vuoto.
Riptide si
rifarà vivo ancora una volta al largo di Haifa, in Israele, sempre vicino a
costa, sempre emaciato…